Il dipinto è stato concepito in occasione della mostra Diario cromatico, allestita in Museo nel 2008 ed è stato costruito progressivamente, dopo ripetute e continue visite alla collezione.
Prendendo spunto dagli oggetti e dai dipinti della Sala Ottocento, l’artista ne ha accolto i colori, portandone in studio la memoria e realizzando, strato su strato, la sua opera. Questo processo creativo, è reso evidente dalla presenza di un bordo nella parte alta della tela, dove si addensa in sottili strisce la storia delle stratificazioni: è il diario cromatico, la memoria del lavoro. Più visibile rimane nel quadro la parte più ampia, che è la somma di tutti i passaggi, l’accumulo dell’esperienza.
Così Maria Morganti parla del suo lavoro: “Io trovo il colore, non lo faccio. Non lo invento, non lo progetto, non lo produco, non lo riproduco... tendo verso di esso... Lo ascolto e lo vedo farsi. Lo vedo nascere sulla tela. In questo lavoro mi sono concentrata soprattutto sul fiore tra i capelli della figura del Milesi che ho visto come una tavolozza sulla quale il pittore aveva ragionato su tutti i suoi colori...Il luogo dove il pittore aveva pulito i suoi pennelli”.