Il rapporto del corpo con l’architettura e il complesso fenomeno della corporeità hanno sempre occupato una posizione privilegiata nella storia della cultura europea.
Il rimando immediato è alla tradizione classica e a Vitruvio, architetto di Roma antica, inventore dell’accostamento che incontra larga fortuna nella Storia dell’Arte. Nel De Architectura egli paragona il corpo umano a una costruzione e trae da questa analogia una serie di affermazioni che nel tempo hanno facilitato la comprensione di termini come proporzione, simmetria e armonia.
All’interno del pensiero vitruviano molti grandi architetti, soprattutto quelli maggiormente dotati nell’arte del disegno, hanno sperimentato il momento in cui il piacere di rappresentare l’anatomia umana assume una valenza erotica.
Il disegno, il primo manifestarsi del processo che attribuisce una forma alla materia, può implicare l’instaurarsi di un rapporto sensuale tra la mano dell’architetto, il supporto grafico e gli strumenti impiegati.
La mostra “I Modi” di Giulio Romano e i modi di Carlo Scarpa e Álvaro Siza, a cura di Francesco Dal Co mira ad indagare questo aspetto della pratica dell’architettura, il legame tra rappresentazione del corpo ed erotismo in Giulio Romano (1499-1546), Carlo Scarpa (1906-1978) e Álvaro Siza (n. 1933).