187 cm: è il livello record che il mare ha raggiunto la notte del 12 novembre 2019 a Venezia, sommergendo la città e recando danni a abitazioni, luoghi pubblici e privati, oltre a monumenti e a beni culturali, come vi raccontavamo in questo articolo. Una “acqua granda”, come si dice in dialetto veneziano.
AquaGranda 2019 è il progetto realizzato dall’Università Ca’ Foscari insieme a Science Gallery Venice e in collaborazione con le istituzioni partner del Distretto veneziano di ricerca e innovazione (DVRI), patrocinata da Confartigianato: l’obiettivo è quello di restituire al pubblico messaggi privati, scritti e vocali, foto, video e post sui social network, con cui la collettività ha raccontato momento per momento le ore concitate di quella notte.
L’idea di costruire una memoria collettiva digitale è nata grazie all’impulso di Odycceus, un progetto di ricerca europeo coordinato da Ca’ Foscari che si occupa di conflitti sociali in Europa analizzando i dibattiti online. Strumenti basati sull’analisi dei dati e sull’intelligenza artificiale hanno permesso di raccogliere i dati dei social network e rilevare le opinioni socio-politiche in merito all’accaduto.
Dopo aver realizzato il primo archivio digitale sull'acqua alta, disponibile e fruibile da tutti, è ora il momento del secondo step del progetto AquaGranda: una mostra virtuale e diffusa, visitabile camminando tra le calli di Venezia e presente con installazioni nei luoghi fisici della città colpiti dalla marea. Verranno affissi dei QR code e organizzati una serie di workshop e seminari.
Diversi artisti e data-scientist internazionali in questi mesi hanno utilizzato il materiale raccolto nell'archivio digitale per creare le opere d'arte che compongono il corpo della mostra “Navigare AquaGranda - una memoria collettiva”. Foto, video, suoni sono stati usati, modificati e reinterpretati realizzando dei prodotti artistici e multimediali per il pubblico.
Le opere sono ora fruibili ovunque dal proprio telefonino e nelle sedi del DVRI ospitanti, tra cui: Ismar-Cnr (Palazzo Canonica), Fondazione Ugo e Olga Levi Onlus, Fondazione Bevilacqua La Masa, Conservatorio Benedetto Marcello e Fondazione Querini Stampalia.
Diverse postazioni artistiche in vetro di Murano installate in queste sedi danno modo al visitatore di interagire con l'opera: da semplici fruitori, si diviene protagonisti dell'opera stessa.
Anche alla Fondazione Querini Stampalia é presente una di queste postazioni artistiche: è SKYTIDE, opera in vetro di Murano di Matteo Silverio.
Venezia non è completamente "piatta", ma ha un’altezza sul medio mare che oscilla tra gli 80 centimetri (zona di Rialto) e gli oltre 200 (Tronchetto); ciò significa che la città non viene sommersa in maniera omogenea durante l'alta marea e lo stesso accadde quella notte: molte zone (le più conosciute) furono seriamente invase dall’acqua, mentre in altre quasi non ci si accorse di nulla.
I dati altimetrici di Venezia sono stati “puliti” e trasformati in un gradiente cromatico discretizzato. Questa base è stata poi utilizzata per visualizzare il livello “reale” dell’acqua raggiunto in città grazie all'utilizzo di 850 canne in vetro di Murano, tagliate e lavorate a mano. Le canne, di quattro diversi colori e diverse altezze, ripropongono in scala la violenza di quella marea eccezionale.
Il vetro di Murano si erge a metafora dell'acqua e fissa - come in una foto - il picco massimo raggiunto nella notte dell' AquaGranda 2019.
L'effetto finale è quello di uno skyline d'acqua: uno SkyTide.